febbraio 2014 | nº 06 |
Ri-conoscere Michelangelo. La scultura del Buonarroti nella fotografia e nella pittura dall'Ottocento ad oggi Firenze, Galleria dell'Accademia, > 18 maggio 2014 Roberto Cantini |
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In occasione delle celebrazioni per i quattrocentocinquanta anni dalla morte di Michelangelo Buonarroti si inaugura alla Galleria dell'Accademia di Firenze un'esposizione che affronta il complesso tema del rinnovato interesse e dell'ammirazione per l'artista dall'Ottocento alla contemporaneità, attraverso l'opera di scultori, pittori e fotografi che hanno guardato alla figura del Buonarroti e alle sue opere come riferimento iconografico per le loro realizzazioni. Il percorso espositivo prende avvio dalle rappresentazioni in chiave storicistica della fisionomia e della personalità di Michelangelo, con opere di Eugène Delacroix e Auguste Rodin, e di altri autori che hanno operato con il nuovo medium fotografico alle origini, tra i primi Eugène Piot, Edouard-Denis Baldus, gli Alinari, John Brampton Philpot, solo per ricordarne alcuni. La mostra si caratterizza per un continuo rimando tra le diverse modalità di tradurre e riproporre la scultura del Buonarroti: dalla fotografia intesa come oggetto di documentazione, alla specificità interpretativa nel confronto con la scultura, per giungere alla totale autonomia autoriale novecentesca tale da creare nuovi punti di vista e di analisi dell'opera d'arte. Con il consolidamento del mito, la presenza di Michelangelo si riconosce anche nell'opera di artisti del Novecento come Medardo Rosso, Henri Matisse, Carlo Mollino, e nella ricerca fotografica di personalità quali Emmanuel Sougez, Herbert List, Horst P. Horst, fino ad avvicinarsi agli anni Settanta, con le ricerche di Tano Festa, Paolo Monti, Antonia Mulas, e raggiungere le espressioni della contemporaneità con Helmut Newton e Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Gerard Rondeau. La mostra si conclude con i riferimenti al tema della copia e del multiplo nell'epoca della riproducibilità affrontati da Karen Knorr, Lisa Sarfati, Tim Parchikov, mentre riconosciamo Michelangelo quale spunto emotivo dell'opera di Luca Pignatelli e modello formale della "staged photography" di Frank Horvat, Youssef Nabil, Kim Ki Duk, fino a divenire "assenza" nelle immagini di Thomas Struth e Candida Hofer. La mostra è a cura di Monica Maffioli e Silvestra Bietoletti, il catalogo utile strumento alla visita è edito da Giunti. info: www.unannoadarte.it |
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